venerdì 13 ottobre 2017

Lavoro, sesso e disabilità...


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Alcune  indicazioni  europee per il lavoro femminile vanno verso una ulteriore degradazione della dignità umana. Già abbiamo raggiunto mete abissali con il precariato, con i call center, con le hostess, con le ragazze pon pon, con le miss, con le massaggiatrici, etc. Ora si stanno istituendo e organizzando "nuove operatrici sociali", specialiste in prestazione sessuali rivolte ai disabili.

A parte la sperequazione fra generi, considerando che i nostri sviluppatori di sistema non hanno pensato a come soddisfare le esigenze delle disabili femmine, non capisco perché la fame di lavoro debba cancellare ogni dignità umana ed ogni sentimento.

Tutto diventa funzionale.. ma a cosa?

Pensare poi che il rapporto amoroso fra esseri umani possa essere risolto in termini di “prestazioni sessuali” è per me avvilente. La necessità di prostituirsi è una diretta conseguenza della mancanza di ecologia sociale nella nostra società urbanizzata.

Questa pratica non avrebbe senso in una società spiritualmente ed ecologicamente integra in cui l’amore e la sessualità possono essere vissuti in libere forme singole o collettive.

Infatti posso accettare che si possa ricevere un compenso per un lavoro di qualsiasi genere, materiale, intellettuale, scientifico, etc. ma un rapporto “intimo” non può - secondo me - essere equiparato ad un “lavoro”, esso è solo una espressione dell’emozione umana di scorgere nell’altro se stesso, amandolo, e quindi non può rientrare nell’ambito delle “prestazioni professionali”….

Se il sesso è conseguenza di manifestazione amorosa nulla posso obiettare nel modo in cui si manifesta ma se diventa “scambio economico” mi rattristo e piango…..

Paolo D'Arpini

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